Il 4 ottobre 2021 è un giorno che passerà alla storia. Dalle ore 17.30 e per sei ore circa, il mondo ha conosciuto il più lungo disservizio tecnico che ha interessato le 3 app della galassia tecnologica di Mark Zuckerberg: Facebook, Instagram e WhatsApp.
Un down storico che ha messo in ginocchio miliardi di utenti in tutto il mondo (circa 3,5 miliardi) e dal punto di vista economico anche la stessa azienda statunitense. Un problema che Facebook il giorno dopo ha cercato di spiegare con un post in cui si collegava il problema ad una normale operazione di manutenzione che avrebbe causato (modifica errata della configurazione) lo spegnimento della dorsale che collega tutti i data center di Facebook nel mondo. “Il nostro team di ingegneri“, ha spiegato Facebook, “ha scoperto che un cambio nei router che coordinano il traffico tra i nostri datacenter ha causato l’interruzione delle comunicazioni“.
Anche una volta ripristinato il servizio, i protocolli di sicurezza in atto hanno rallentato i lavori di rimessa online di tutto il sistema che ha avuto bisogno per questo di un periodo molto più lungo per ripartire in tutto il globo.
Il più lungo blocco social della storia (il penultimo down delle tre app di Zuckerberg era durato infatti appena 45’) ha inevitabilmente messo in discussione le nostre abitudini social portando gli utenti a migrare o addirittura scoprire nuovi social network o nuove app di messaggistica.
Quali app hanno guadagnato di più dal blackout di Facebook?
Durante le sei ore di down di Facebook, Instagram e WhatsApp, la concorrenza dei social network di Mark Zuckerberg ha stappato innumerevoli bottiglie di champagne infilando in poche ore numeri di crescita impensabili in così poco tempo.
Twitter, il social network che lo stesso Facebook ha scelto per comunicare al mondo il proprio disservizio tramite un tweet (vedi foto) che passerà anche lui alla storia, ha registrato un incremento dell’11%. Oltre a nuovi utenti connessi però, il social si è preso ancora una volta una bella soddisfazione sul rivale di sempre restando il luogo dove, per circa sei ore, tutto il mondo ha continuato a scambiarsi messaggi e post in barba a qualsiasi disservizio.
Il verso mattatore di giornata è stato però Snapchat (dati riportati da sensor tower) uscito dalla sfida come il social network che ha guadagnato di più dal down del 4 ottobre con un +23% di utenti connessi rispetto alla settimana precedente. Risultato invece molto più contenuto per TikTok che ha fatto registrare solo un +2%.
Per sopperire al down di WhatsApp, molti utenti sono migrati su altre app di messaggistica istantanea: Telegram +18%, Signal +15%. Nel caso di queste app l’incremento non è relativo al numero di connessioni ma proprio di nuovi utenti, un dato forse ancora più importante.
Signal per esempio è passata dai 74.000 nuovi utenti del 3 ottobre 2021 agli oltre 881.000 del 4 ottobre. Discorso identico per Telegram, che ha fatto registrare un +530% ovvero +6,3 milioni di nuovi account e Viber (+630%, passando da 137.000 nuovi utenti a circa 1 milione in appena 24 ore).
Se da un lato c’è chi vince dall’altra parte c’è chi si lecca le ferite. Il down ha portato le app della galassia Zuckerberg a registrare dei sensibili dati negativi: Instagram (-38% di utenti connessi), WhatsApp (-25%), Facebook (-24%) e Messenger (-20%). Le perdite come detto non sono state registrate solamente sui social network ma anche in borsa dove Facebook ha perso in neanche sette ore il 4,9% (calcolato in 47 miliardi di dollari di capitalizzazione) e ha avuto un buco da 6 miliardi di dollari. Un danno che ha interessato in maniera particolare lo stesso Zuckerberg che detiene il 14% delle azioni Facebook e che ha visto la sua quota perdere circa 6,5 miliardi di dollari.
Il danno all’economia mondiale
Il blackout di Facebook, Instagram e WhatsApp non ha danneggiato come visto in precedenza il solo Mark Zuckerberg ma bensì tutte le imprese che fanno business grazie a queste app e anche gli utenti che lo utilizzano tutti i minuti della loro vita. Il down ha mostrato ad ognuno di noi quanto siamo legati a doppio filo alle arti di Facebook e delle altre app.
Secondo Netblocks, società specializzata in sicurezza informatica, il blocco tecnologico ha portato un danno stimabile in 968 milioni di dollari. Questo dato è stato calcolato utilizzando i dati raccolti da banca Mondiale, Eurostat, Ufficio internazionale delle telecomunicazioni e dell’Us Census.
Un danno piuttosto imponente che ha di fatto evidenziato la fragilità del sistema creato dalla società di Menlo Park e dove ogni PA o azienda grande o piccola che sia è chiamata, adesso, a creare una strategia comunicativa differente sfruttando anche altri altri canali e soprattutto a dotarsi di una solida alternativa di backup quando, anche app tecnologicamente molto avanzate come Facebook e le sue sorelle, incappano in blocchi o down di sistema. Discorso identico per un utente privato che utilizza queste app anche per le piccole azioni di tutti i giorni come accedere a siti web di shopping, le smart TV o semplicemente altri dispositivi connessi a Internet.
In Italia per esempio il down di Facebook si è abbattuto sulle elezioni amministrative con politici, giornali manche elettori che sono tornati ad utilizzare tv e giornali online per informarsi, niente social.
Ma per capire quanto l’impatto abbia riguardato soprattutto i semplici utenti sparsi nel mondo bisogna guardare a paesi come il Brasile, Myanmar o l’India, dove Facebook è addirittura sinonimo di Internet. In India, ad esempio, si usa WhatsApp anche per telefonarsi, ma anche come strumento di pagamento. E spesso anche per veicolare informazioni aggirando leggi e restrizioni di governi autoritari. Qui l’impatto è stato notevole e forse ben più grave che in Italia.