Approvato il decreto legislativo “sul diritto d’autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale”

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PERCHÈ NON SI VEDONO PIÙ LE FOTO DEI LINK SU FACEBOOK

Gli effetti del nuovo Decreto legislativo hanno subito interessato gli utenti italiani di Facebook. 

Infatti i circa 34 milioni di utenti attivi mensili sul social network di Meta nel nostro Paese, dal 13 dicembre 2021 hanno visto “sparire” l’anteprima con foto e sommario dopo la condivisione di un link di terze parti. 

Nel riquadro compaiono solo il titolo e il nome della testata e questa novità è retroattiva perchè interessa anche i link condivisi nei mesi scorsi. 

Solo le testate giornalistiche, interessate dagli accordi di cui abbiamo parlato sotto, quando condividono un link sulla loro pagina Facebook mantengono la foto e il commento, anche se inizialmente Facebook aveva mantenuto solo la foto senza commento. 

Questo perchè le varie testate giornalistiche, negli ultimi giorni del 2021, hanno concesso al social network l’autorizzazione (gratuita) per utilizzare le anteprime dei link e consentirne la visualizzazione da parte degli utenti anche in questo periodo di transizione visto che l’Agcom ha tempo fino al 12 febbraio 2022 per mettere a punto un regolamento che stabilisca i criteri per il calcolo dell’equo compenso. 

In attesa di questa importante decisione, l’esperienza di condivisione degli utenti sul social network di Zuckerberg sta notevolmente cambiando e spesso ci si trova di fronte alla condivisione di foto con l’aggiunta del link nel testo del post. Un escamotage che, al momento, permette di aggirare le restrizioni del Decreto e di condividere una notizia con un contenuto visivo di qualità e quindi di conseguenza più accattivante e virale. 

NUOVO DECRETO LEGISLATIVO

Dal 12 dicembre 2021 è entrato in vigore in Italia il decreto legislativo approvato ad inizio novembre dal Consiglio dei ministri che recepisce la direttiva europea 2019/790 sul “diritto dautore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale”. Per condividere un articolo giornalistico o un video di uno spettacolo, una canzone o anche un’intervista, le piattaforme di social network dovranno sempre chiedere l’autorizzazione al titolare dei diritti. 

Il decreto include anche le azioni di rilancio da parte degli utenti che comunque non dovranno pagare nulla perché il costo della condivisione sarà addebitato alle piattaforme social. 

In poche parole si tratta di una norma che regolamenta la “condivisione degli articoli sui social network” e che dovrebbe garantire una remunerazione più equa per i creatori e i titolari dei diritti, gli editori di giornali e i giornalisti, in particolare quando le loro opere sono utilizzate online. Gli editori italiani d’ora in poi potranno chiedere a Facebook, YouTube o LinkedIn per esempio, il pagamento di un “equo compenso” per gli articoli, le foto, i video oppure i  podcast che vengono veicolati dai motori di ricerca e dai social network. Un contributo certamente importante per editori, quotidiani e siti di informazione che in questo modo avranno maggiori tutele del loro diritto d’autore e anche maggiori opportunità economiche. 

Nel resto del mondo questa prassi è già consolidata dalla nascita di Facebook News, una nuova App che prima negli Stati Uniti e da gennaio 2021 anche nel Regno Unito, paga gli editori britannici per veicolare notizie curate e personalizzate all’interno di questa nuova sezione. 

In Italia entro 60 giorni verrà emanato un regolamento sul tema da parte dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e questo testo sarà fondamentale anche per tenere conto di una serie di aspetti tecnici fondamentali come il numero di consultazioni online dell’articolo piuttosto che, riferito agli editori, gli anni di attività e la rilevanza sul mercato degli stessi editori o persino del numero di giornalisti impiegati. Queste norme saranno utili per negoziare l’equo compenso tra editori e piattaforme internet. In caso di mancato accordo, sarà l’AgCom a stabilire arbitrariamente d’ufficio l’equo compenso. 

QUANDO SI HA DIRITTO ALL’EQUO COMPENSO? 

In attesa del regolamento e della negoziazione per l’equo compenso, è bene comprendere subito quali saranno i criteri per stabilire l’accesso o meno al compenso da parte delle piattaforme internet. 

Nel caso infatti di una condivisione di un estratto molto breve di articolo, gli editori non avranno diritto ad alcun compenso. Come si evince dal decreto legislativo, per un social network basterà condividere una “porzione di pubblicazione che non dispensi dalla necessità di consultazione dellarticolo giornalistico nella sua integrità” per no  dover corrispondere nulla alla sua fonte. Il criterio non sarà quindi quantitativo ma bensì qualitativo, secondo dei paletti che saranno inseriti proprio dall’AgCom. 

IL PRECEDENTE DEGLI INSTANT ARTICLES

Un primo aiuto da parte di Facebook alle media company arrivò già nel 2016 con gli instant articles. 

Grazie a questo strumento infatti, gli editori riuscirono a pubblicare direttamente sul social network (nelle versione mobile) le loro notizie piuttosto che rimandare il lettore al proprio sito web. 

Questo ha comportato sin da subito un aumento della velocità di visualizzazione che è di ben 10 volte superiore rispetto a quella di una normale pagina web raggiungibile da link. Un altro aspetto importante degli instant articles è il fatto di aver regalato all’utente finale una migliore esperienza di lettura e di condivisione dell’articolo grazie a contenuti di altissima qualità e interattivi. 

Questo progetto fu sviluppato in parallelo alle Accelerated mobile pages (Amp) di Google, un protocollo che il gigante di Mountain View fece testare a 30 editori e che consentiva di realizzare delle pagine più leggere e facili da caricare. 

Con gli intanto articles, a differenza di adesso, Facebook dà l’opportunità agli editori di gestire tutti gli eventuali spazi pubblicitari che compaiono all’interno. Un publisher può decidere dove posizionarli, importare quelli già esistenti sul proprio sito web oppure aderire al circuito audience network di Facebook. Nel primo caso avrà diritto a percepire il 100% degli introiti, mentre nel secondo, il 70%.

ED I GIORNALISTI? 

Se fino ad ora si è parlato solo della negoziazione tra editori e piattaforme internet, non si è mai approfondito il discorso relativo ai compensi che dovranno corrispondere gli editori ai giornalisti. Questa quota è ancora (e lo sarà) in discussione ma la legge garantisce per i giornalisti, anche freelance, un compenso compreso tra il 2% e il 5%. Al momento il decreto legge appare come un importante risultato per la salvaguardia del diritto d’autore e per gli investimenti delle aziende editoriali. Servirà però un regolamento dettagliato e condiviso da tutte le parti in causa per non rischiare di squilibrare l’ecosistema digitale e pregiudicare la libertà di espressione degli utenti in rete.