Cos’è Chat GPT e come funziona: il giornalismo cambia?

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di Emiliano Storace

 

L’intelligenza artificiale – AI in inglese – negli ultimi anni sta ricoprendo un ruolo sempre più importante nella nostra società e nella maggior parte delle attività lavorative, anche quelle più lontane dal mondo del web.

Dalla fine del 2022 l’intelligenza artificiale è entrata ancora più prepotentemente nelle nostre vite grazie all’introduzione del chatBot ChatGPT, una parola che da almeno tre mesi ha monopolizzato l’informazione, non solo quella del settore tecnologica, del mondo intero.

Ma cos’è ChatGPT? Come funziona? Questo nuovo algoritmo può cambiare davvero il mondo della comunicazione.

Nelle prossime righe cercheremo di dare una risposta in maniera semplice a questi quesiti.

Cos’è ChatGPT?

 

ChatGPT è un software progettato per simulare una conversazione con un essere umano. Il software è stato sviluppato da OpenAI, importante organizzazione di ricerca sull’intelligenza artificiale.

Il suo funzionamento si basa su GPT-3 (Generative Pre-trained Transformer 3), un modello di elaborazione del linguaggio naturale (o NLP) sviluppato dalla stessa OpenAI.

GPT-3, è in grado di utilizzare una grande quantità e varietà di testi (tra cui oltre 500 GB di dati tratti da libri, articoli, contenuti Web, conversazioni umane, etc.), e soprattutto di generare testo in modo autonomo rendendolo molto simile al testo generato da un utente umano.

I suoi 175 miliardi di parametri lo rendono uno dei modelli più versatili della categoria, visto che è in grado di essere utilizzato in molteplici modi.

Come viene “addestrato” ChatGPT? Per entrare più nello specifico e utilizzando le istruzioni pubblicate dalla stessa OpenAI, si può dire che ChatGPT è stato addestrato a partire dai modelli Instruct GPT o GPT3.5 di OpenAI (come code-davinci-002 e text-davinci-003), che sono difatti una versione aggiornata dei succitati modelli GPT-3.

Gli Instruct GPT sono infatti modelli “preaddestrati” per ottimizzato grazie all’intervento “manuale” di addestratori “in carne e ossa”, cosa che ha contribuito notevolmente a migliorare la fluidità di linguaggio del chatbot e la naturalezza delle sue risposte. (fonte Aranzulla.it)

Note bene – Quando entriamo in contatto con ChatGPT, dobbiamo tenere conto che il database su cui è stato addestrato il sistema è fermo al 2021 e non ha accesso a Internet per trovare fonti da cui ricavare informazioni aggiornate.

Questo significa che se provassimo a chiedere a ChatGPT cose di attualità, ad esempio “Chi ha vinto i Mondiali di calcio 2022”, non avremo una risposta al nostro quesito, visto che non è in grado di restituire risultati corretti per eventi accaduti dopo il 2021.

Per quanto riguarda le lingue supportate, ChatGPT è utilizzabile anche in italiano anche se, in base ai numerosi test fatti, risulta essere meno preciso rispetto a chi lo usa ponendo domande in inglese.

Come funziona ChatGPT

 

Iniziare a utilizzare ChatGPT è molto semplice e, al momento, è ancora gratuito. Inutile dire come la gratuità del prodotto è stata una delle caratteristiche più apprezzate di ChatGPT e che ne ha favorito la grande diffusione in così pochi mesi dalla sua uscita.

Per accedere a ChatGPT basta andare su openai.com e premere sul bottone Sign Up nella sezione che si è appena aperta. Una volta entrati occorre registrarsi con un indirizzo di posta e poi seguire le indicazioni su schermo per finalizzare la procedura.

A registrazione avvenuta bisogna fornire un nome e un cognome, cliccare sul bottone Continue riportando il proprio numero di telefono nel campo di testo apposito e poi inserire nel campo di testo successivo il codice di verifica a sei cifre che ci è stato inviato dal sistema inviato via SMS.

Una volta completata questa fase si può iniziare a utilizzare ChatGPT.

La schermata iniziale è molto semplice e per dialogare con il bot basterà inserire la propria domanda nel campo di digitazione posto nella parte inferiore della pagina.

N.B. Nell’avanzare la nostra richiesta, è consigliabile usare un linguaggio naturale, specifico e soprattutto diretto.

Per fare un esempio, potremmo formulare una richiesta generica come “Inventa una ricetta a piacere” oppure chiedere in modo specifico  “Consigliami una ricetta con pasta, pesce e verdura”.

 Se la risposta non soddisfa le nostre aspettative si può riproporre la domanda cambiando la formulazione.

Si può avere una risposta diversa alla medesima domanda cliccando sul pulsante Regenerate response per rigenerarla ed è possibile dare un feedback cliccando sul pulsante Mi piace o Non mi piace, posto in corrispondenza di ciascuna risposta.

N.B. Uno dei principali vantaggi di ChatGPT è la sua capacità di “imparare” dalla conversazione che ha con gli utenti. In questo modo, il sistema è in grado di adattarsi ai diversi stili di interazione e di offrire risposte sempre più pertinenti e personalizzate.

Cosa cambia nel lavoro del giornalista?

 

Fin dalla sua uscita ChatGPT ha alimentato varie domande sulla sua effettiva utilità o su quanto sia opportuno affidare a un algoritmo la creazione di contenuti. Sicuramente questo può essere un vantaggio per i creator in termini di risparmio di tempo (più tempo libero significa anche organizzare meglio il proprio lavoro e ricercare più velocemente le informazioni). Dall’altro lato però, bisognerà considerare i possibili effetti negativi dovuti dall’impiego di una simile soluzione: contenuti più “poveri” in termini di originalità e creatività, figure professionali a rischio a causa di algoritmi sempre più potenti e addestrati e in grado di scrivere lo script di un video o addirittura i post per i nostri account social oppure scrivere un articolo su un fatto di cronaca. Se un’intelligenza artificiale può fare tutto questo, perché si dovrebbe ricorrere a un professionista umano?.

La risposta, almeno per il momento, è che ChatGPT e giornalismo possano convivere insieme serenamente per il semplice fatto che la tecnologia è bravissima a dare risposte ma non è in grado di porre domande e il compito dei giornalisti è proprio questo: porre i giusti quesiti.

Una di queste potrebbe essere, chi c’è dietro OpenAI?

“OpenAI è un’organizzazione di ricerca sull’intelligenza artificiale (IA) che è stata fondata nel 2015 da un gruppo di investitori, tra cui Elon Musk, Sam Altman e Greg Brockman. OpenAI è stata finanziata principalmente da investitori privati e da una serie di donazioni. Tuttavia, la società ha anche ricevuto finanziamenti da aziende e organizzazioni, tra cui Microsoft, Reid Hoffman e Khosla Ventures. OpenAI si è impegnata a condividere i risultati della sua ricerca sull’IA con il mondo accademico e il settore privato, e ha sviluppato una serie di prodotti e servizi basati sull’IA, tra cui il motore di ricerca di GPT e la piattaforma di gioco Dactyl”. 

Conoscere queste informazioni può essere utile per capire che anche dietro un’intelligenza artificiale può non esserci una piena neutralità di pensiero e che le sue risposte sono anche in grado di proporre una determinata visione culturale o determinati interessi.

Per esempio, in un test svolto su ChatGPT a cui è stata rivolta la domanda su “Cosa sia la famiglia naturale”, l’algoritmo ha risposto così:

“La famiglia naturale’ è un termine spesso usato per fare riferimento a una famiglia formata da genitori eterosessuali che hanno figli biologici. Tuttavia, non esiste una definizione universale di “famiglia naturale” e le famiglie possono assumere molte forme diverse. Ci sono famiglie monoparentali, adottive, di coppie dello stesso sesso e altre forme di famiglie che possono essere altrettanto valide e amorevoli quanto quelle formate da genitori eterosessuali con figli biologici. È importante notare che ogni famiglia è unica e che ciò che conta davvero è l’amore e il sostegno che viene offerto all’interno della famiglia, indipendentemente dalla sua forma o composizione” (fonte wired.it)

Probabilmente un esponente civile o politico di forte estrazione cristiana, potrebbe non essere in accordo con questa risposta.

Il pericolo quindi, se così lo si vuole chiamare, non è la “sostituzione” del giornalista nella sua quotidiana attività di lavoro ma bensì la possibilità che i chatbot di intelligenza artificiale diventino la nuova frontiera della propaganda.

La AI per quanto possa essere sofisticata è solo uno strumento nelle mani dell’uomo che può usarla per fini nobili ma anche per fini meno virtuosi come il controllo e la manipolazione dell’opinione pubblica in forme nuove e sconosciute.

La missione più alta del giornalismo è dunque quella di essere il cane da guardia del potere e questo controllo non può essere delegato all’intelligenza artificiale. Il lavoro del giornalista come già detto in precedenza, può essere svolto solo dai giornalisti perché il loro compito non è dare risposte (come fa un chatbot di AI) ma porre le giuste domande.