Come stanno approcciando all’Ai le redazioni giornalistiche?
A quanto pare questo “matrimonio” sembra essere felice, almeno stando a quanto riporta un’interessante ricerca condotta alla fine dello scorso anno dalla London School of Economics and Political Science (QUI la ricerca completa da scaricare) su un campione di 120 giornalisti intervistati in 105 redazioni di 46 paesi del mondo. Un affresco abbastanza realistico del rapporto tra Ai e giornalismo.
Partendo dal presupposto che ogni redazione può avere accesso in maniera differente all’uso della Ai, da questa ricerca ne emerge come oltre il 75% degli intervistati utilizzi la AI in almeno una delle aree della catena della notizia: raccolta, produzione e distribuzione.
N.B. A dire il vero anche chi ha scritto questo articolo si è avvalso della Ai per tradurre e riassumere le parti più salienti della ricerca risparmiando tempo e soprattutto alzando la qualità del proprio articolo grazia a una traduzione del testo più corretta.
Oltre il 50% degli intervistati ha affermato che l’aumento dell’efficienza e della produttività attraverso AI può concedere più tempo ai giornalisti da dedicare ad un lavoro più creativo. Basterebbe solo questo dato per sdoganare e riqualificare l’uso della Ai perché il tempo, per un giornalista soprattutto di inchiesta dove è necessario anche un lungo lavoro e faticoso lavoro di macchina, è forse la risorsa più preziosa da poter dedicare al proprio lavoro per approfondimenti e inchieste.
Stando ai report dello studio, da un articolo pubblicato an che su Huffington Post, molti giornalisti hanno dichiarato di “sperare di automatizzare compiti monotoni e ripetitivi, snellendo così i flussi di lavoro”.
A fare da contraccolpo c’è anche una parte di giornalisti che, pur accogliendo di buon grado l’arrivo della Ai e delle sue tecnologie, invita però ad essere molto attenti alle evoluzioni che questa può apportare al “normale” lavoro del giornalista.
Per molti degli intervistati, l’integrazione dell’intelligenza artificiale sta modificando i ruoli all’interno delle redazioni e sta favorendo il cambiamento della natura del ruolo del giornalista e di conseguenza anche le competenze ricercate.
Di questi oltre il 60% degli intervistati è infatti preoccupato per le implicazioni etiche dell’IA. Sempre da Huffington Post si evince come “per i giornalisti la domanda centrale è: come integrare le tecnologie dell’IA nel giornalismo rispettando i valori giornalistici come l’accuratezza, l’equità, la responsabilità e la trasparenza?”
La paura più grande è che le tecnologie che alimentano l’intelligenza artificiale possano aumentare la scarsa qualità e la polarizzazione dei contenuti, portando a un ulteriore calo della fiducia nel giornalismo da parte dei lettori.
Una parte più “ottimista” degli intervistati (circa l’80%) è invece convinta che l’AI giocherà un ruolo fondamentale nel futuro, in particolare in 4 aree:
- fact checking e analisi della disinformazione;
- personalizzazione e automazione del contenuto;
- sintesi e generazione di testi;
- utilizzo di chatbot per interviste preliminari e per sondare il sentiment del pubblico su particolari questioni.
È importante notare come gran parte dei giornalisti intervistati (sempre riportando l’articolo di Huffington Post a firma di Diego D’ippolito dal titolo “L’Intelligenza artificiale non licenzia il giornalista. Lo aiuta”)
si soffermi sull’importanza della relazione tra chi sviluppa le tecnologie AI generative e gli utenti finali: “Il rapporto tra aziende tecnologiche e giornalisti – si legge – è sempre più significativo. Molti intervistati hanno chiesto alle aziende tecnologiche maggiore trasparenza sui dati utilizzati e sulle modalità di progettazione dei sistemi. Hanno auspicato che le aziende tecnologiche svolgano un ruolo più proattivo nella formazione dei giornalisti sugli strumenti di IA e collaborino con la società civile, i media e il governo per garantire che le innovazioni tecniche siano allineate con i valori umanistici”.
E continua: “In un mondo di informazioni create dalle macchine,molte delle quali inaffidabili, giornalismo responsabile e di servizio pubblico si trova in una posizione ideale per dimostrare il proprio valore. Tuttavia, l’IA ha anche creato la minaccia della “disintermediazione” per i media. Perché le persone dovrebbero rivolgersi a un’organizzazione giornalistica per ottenere informazioni se possono semplicemente rivolgersi a un chatbot?”.
Consigli pratici
In conclusione riportiamo un’interessante spunto pubblicato in un articolo a firma di Maurizio Carmignani (Founder & CEO – Management Consultant, Trainer & Startup Advisor) dal titolo “Il futuro del giornalismo con l’IA generativa: etica e pratica”
“La maggior parte delle redazioni ha già integrato l’AI in diverse fasi della produzione delle notizie, dalla raccolta alla distribuzione. Questa integrazione mira principalmente a migliorare l’efficienza e a liberare i giornalisti per compiti più creativi. Va sottolineato però che solo circa un terzo delle redazioni ha una chiara strategia sull’AI, l’approccio varia notevolmente in base alle dimensioni e alle risorse della redazione.
Molte redazioni stanno già sentendo l’effetto trasformativo dell’AI sui ruoli tradizionali. L’AI offre opportunità per formazione e aggiornamento, ma porta anche sfide in termini di trasparenza, etica e bias.
Mentre le limitazioni finanziarie e le difficoltà tecniche sono tra le principali preoccupazioni, le questioni etiche sono altrettanto preminenti. Molti giornalisti sostengono l’adozione di un’AI che sia comprensibile e spiegabile oltre che l’istituzione di linee guida etiche per garantire che l’AI sia utilizzata in modo responsabile.
La resistenza culturale all’AI, combinata con paure di spostamento lavorativo e scetticismo, è un ostacolo significativo.
Come soluzione possibile si sottolineano come la collaborazione tra diversi dipartimenti e la formazione potrebbero essere la chiave per superare questi problemi. La velocità con cui l’AI sta evolvendo è una sfida in sé, e molte redazioni hanno difficoltà a tenere il passo. Sorprendentemente, nonostante le sfide, la maggior parte dei giornalisti vede l’AI in una luce positiva.
Molti vedono opportunità in aree come la verifica dei fatti, l’analisi delle fonti e l’automazione dei contenuti. Le grandi aziende tecnologiche, pur essendo all’avanguardia nell’innovazione dell’AI, sono viste con sospetto a causa della loro natura orientata al profitto e della mancanza di trasparenza. E mentre la maggioranza dei giornalisti ha già sperimentato la tecnologia di AI generativa (genAI), la sua adozione per compiti editoriali è motivo di preoccupazione per alcuni. Infine, la necessità di bilanciare la tecnologia con l’essenza del giornalismo rimane una preoccupazione centrale.
La collaborazione tra redazioni, organizzazioni mediatiche e istituti accademici potrebbe essere la chiave per garantire che l’AI sia utilizzata in modo che rafforzi, piuttosto che minare, la missione del giornalismo”.